Andare a vivere all’estero

Ormai quella di andare a vivere all’estero sembra la speranza e il sogno della maggior parte dei ragazzi italiani, l’unica via di fuga da una società alla deriva, da un Paese che non offre nessun futuro e poche speranze.
Davvero è così bello andare a vivere all’estero? E’ veramente così facile? La nostra America si trova al di là del confine?

Andare a vivere all'estero, scritta a Greenwich

Io l’ho fatto, ci ho provato. Qualche anno fa me ne sono andata a vivere a Londra… e vi assicuro che non è tutto rosa e fiori come è facile pensare.

Come si parte?
Si parte con nella testa mille idee confuse e qualche timore, ma pieni di speranze. Quella speranza che ti fa pensare che lì tutto andrà per il verso giusto, perchè offrono di più, perchè tutto funziona meglio, perchè tutto è tenuto sotto controllo.

Tutte notizie vere.
Trovare lavoro in una di quelle catene stile Starbucks sarà facile. Contratto a tempo indeterminato (contratti a tempo o a progetto non sanno nemmeno cosa siano da quelle parti… e vaglielo a spiegare perchè sul tuo curriculum risultano otto lavori diversi), pochissime tasse, stipendio adeguato alla vita.
Tutto esattamente come te lo aspettavi quando sei partito.

Quasi.
Andare a vivere all'estero, la partenza
Dopo bisogna fare i conti con le proprie abitudini e la propria mentalità.
Non parlo solo di cose banali come la mancanza degli amici e della famiglia, queste vanno messe in conto prima di partire.
Ci saranno momenti durissimi in cui sembrerà di non farcela o in cui la mancanza di casa si farà sentire fortissimo.
Manca casa, mancano le uscite la sera nei soliti posti, manca il sole, manca tutto quello in cui siamo cresciuti e a cui siamo abituati.
Non voglio generalizzare, ognuno è fatto a modo suo: c’è chi ai nuovi ritmi si adatta facilmente, chi ci mette più tempo, chi proprio non ce la fa.

Il discorso lavoro invece è complicato e andrebbe discusso a lungo. Posso darvi dei consigli però: evitate come la peste i ristoranti italiani. Se dovete lavorare in nero ed essere sottopagati, tanto vale stare in Italia.
Non cercate lavoro dall’Italia. All’estero hanno bisogno di vedervi, di conoscervi, di testare le vostre competenze e, soprattutto, il vostro grado di conoscenza della lingua. Mandare curriculum da qui e non potersi presentare ad un colloquio il giorno successivo se chiamati gli farà solo storcere la bocca.
Presentatevi con una buona conoscenza della lingua. Non avrete nessuna possibilità con un inglese/tedesco/spagnolo/francese stentato.
Andate al colloquio preparati, devono capire perchè voi siete migliori degli altri. Cosa offrite in più rispetto agli altri mille?

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Evitate assolutamente le agenzie che si fanno pagare per trovarvi casa e lavoro. Fanno le stesse cose che potete fare benissimo da soli e almeno la metà di esse sono truffe organizzate.
La casa (o la camera) potrete cercarla anche dall’Italia, ci sono moltissimi forum utili, ma non mandate mai soldi in anticipo.

Io sono tornata per varie questioni in famiglia e non so come sarebbe andata se le cose fossero andate diversamente e fossi rimasta.
So però cosa avrei perso qui: tutte quelle cose che ho vissuto e che lì non avrei avuto mai. La gente che ho conosciuto, i paesi che ho visto… ma soprattutto avrei perso tutto quello che è successo alla mia famiglia in questi anni. Non sarei stata qui in uno dei momenti più difficili… e probabilmente me ne sarei pentita per il resto della mia vita.

Se volete fare un’esperienza di vita che vi aiuterà a crescere e migliorare, quella di andare a vivere all’estero è una delle migliori che potreste fare.
Farlo per una vita intera… non lo so.
Cambiare paese definitivamente significa venire estirpati, cambiare totalmente, non riconoscersi più.
Qualche giorno fa ho letto una frase: Ogni volta che decidi perdi qualcosa. Qualunque cosa tu decida. E’ sempre questione di capire cosa non sei disposto a perdere.
E’ esattamente questo il punto. Fatevi questa domanda prima di decidere di partire, sta tutto nella risposta.

28 comments

  1. Ogni volta che decidi perdi qualcosa. Qualunque cosa tu decida. E’ sempre questione di capire cosa non sei disposto a perdere.

    Vero vero vero.

    Molto bello questo post Lucy.
    Io per adesso sto bene dove sto, ma non escludo di andar via un domani.
    Mi piacciono molto i tuoi post più riflessivi 🙂

    1. Progetti per l’indomani non si fanno… meglio vivere alla giornata e godersi il momento… poi chi vivrà vedrà 😀
      (e se decidi di partire… dimmi dove vai che magari ti seguo 😀 )

      Grazie Manu <3

  2. Ciao Lucia,
    condivido molto di quello che scrivi e trovo i tuoi consigli pratici validissimi.
    Anch’io ho fatto la tua stessa esperienza, qualche anno fa, a Londra. Sottoscrivo che andare a vivere all’estero non è semplice, non deve essere una semplice fuga (e non lo è quasi mai), ma una decisione presa sull’onda di una forte spinta interiore: ci vogliono coraggio e forza, perché le difficoltà dinanzi ai problemi, quando si è lontani da casa, si moltiplicano e a tutto ciò si aggiunge anche un velo di malinconia. Ma allo stesso tempo è un’opportunità fantastica per fare esperienze uniche, mettersi alla prova e, probabilmente, migliorarsi.
    Bisogna crederci e provarci. E io ci sto riprovando.. anche perché quando hai il pallino, è difficile togliertelo dalla testa!
    Un abbraccio,
    Francesca

    1. Ciao Francesca!
      Sono d’accordissimo con te, infatti come esperienza di vita la consiglio assolutamente… fa bene alla mente e allo spirito, aiuta a crescere, si impara a cavarsela da soli… ha solo lati positivi! Quello su cui sono dubbiosa è il trasferimento definitivo…
      Riprovi sempre a Londra? In ogni caso ti faccio un immenso in bocca al lupo!

    1. Nella bellissima Svizzera! Almeno sei vicina a casa, con questo pensiero sarà meno dura!
      Fammi sapere come va 😉
      Un abbraccio!

  3. Ciao Lucia, che bello questo post.
    Io sono una di quelle che non vede l’ora di andare via da questo Paese che non ne fa una giusta, che rallenta (per non dire ferma) lo svil uopo e la crescita dei giovani che hanno voglia di fare e che non da speranze per il futuro…sono un po’ stufa, ecco.
    L’anno scorso ero sul quasi con un piede sull’aereo ma per motivi di famiglia sono rimasta, anche se con un pizzico di dispiacere perché finalmente stavo per riuscirci…Ora sono ancora qui, ancora per gli stessi motivi, ma la mia testa ancora non si é rassegnata 😉
    So che non deve essere facile, ma come dici tu bisogna provare per capire …
    un abbraccio!

    1. Ciao Elisa!
      Dove te ne stavi andando?
      Si, secondo me per quanto se ne può parlare finchè uno non prova non si rende conto… e poi, come dicevo, è un’esperienza da fare almeno per qualche mese!
      Una cosa è sicura: si torna indietro con più amore e più odio per questo splendido Paese che stanno rovinando!

      1. Scusa il ritardo.. stavo per andare a Londra perchè (per i problemi per cui ho rinunciato alla fine) l’Australia era troppo lontana. E qui vicino è l’unico posto in cui si parla inglese ed in cui avevo un appoggio…
        Ma non mollo eh! Anche se si disse che “Chi visse sperando, morì …..” 😀

        1. Ma di che ti scusi 😀
          Non so, io ti auguro di trovare tutto ciò di cui hai bisogno nel tuo Paese… alla fine casa è casa!

  4. la frase con cui concludi è splendida: è vero che ogni decisione comporta una perdita. Io non ho mai pensato di partire, sinceramente. Sarà perché in un certo senso ho comunque tagliato il cordone (a 18 anni). Trasferendomi dal paesello nella capitale, ho lasciato la famiglia, le amici e le abitudini e sono andata a convivere con perfetti estranei per tutto il tempo dell’università. Diverso dal cambiare nazione ma… io già così sento fortissimamente la mancanza del mio mare, figurati a Londra! 😀

    1. Di solito si pensa di partire quando non vedi tanta speranza nel posto in cui ti trovi… magari Roma te ne ha regalata tanta 😀
      E ne sono felice!

  5. Ma lo sai che anche io sono andata a vivere a Londra??? Non è stato semplice decidere di partire, anche se “solo per stare li qualche mese a studiare inglese”, ma stare da sola in una città come Londra è stat una delle esperienze migliori che io abbia mai fatto. Tornare è stato, per me, più traumatico del partire

    1. Ma dai! Quanti anni fa? In che zona eri?
      Io ero andata con l’intento di trovare lavoro e restare là… però alla fine son stata contenta di tornare, dopo aver elaborato la cosa :p

  6. Questo tuo articolo mi fa riflettere tantissimo.
    Io da un lato vorrei scappare da questo paese (soprattutto per mia figlia, per provare a cercare per lei un futuro migliore).
    Dall’altro però so che non ce la farò mai, proprio per i motivi che dici tu. La mia casa è qua.
    Ho conosciuto diverse mamme coraggiose che hanno lasciato l’Italia e mi confronterò anche con loro su questo argomento. Che sia solo una fase che poi si supera? Forse il fatto di essere mamme te lo fa vivere con un diverso approccio? Chissà…

    1. Non so Milly, io sono sempre positiva: non è detto che tua figlia non possa avere un futuro migliore qua.
      Soprattutto, è giusto abbia l’opportunità di fare le sue scelte e decidere da sè se andare all’estero o restare nel suo Paese… pensa che lei potrebbe rinfacciare di non averla lasciata in un paese bello come l’Italia 😀

    1. Simo, la pensione è il momento migliore per girare il mondo a tempo indeterminato, altro che trasferimento 😀

  7. bel post, brava Lucia!
    Anche se non ho mai vissuto l’esperienza di vivere all’estero conosco abbastanza bene l’argomento. La mia compagna ha vissuto un anno in Irlanda, il mio miglior amico ha vissuto 6 mesi in Germania e 3 anni in Inghilterra; ho condiviso con loro dubbi, scoramenti, gioie e le difficoltà che ci sono state per ambientarsi in realtà diverse. Una cosa mi hanno detto entrambi: vale la pena di provare! Anche solo per capire quali sono i propri limiti.
    Qualche anno fa (molti anni fa) rinunciai a un Erasmus a Londra e… me ne pento ancora! Meglio rammaricarsi per averci provato piuttosto che chiedersi per sempre come sarebbe potuto essere

    1. Si, assolutamente, come esperienza di vita va fatta… ma alla fine le radici non si possono dimenticare o cancellare…
      Però passato il tempo è inutile continuare a pensare a “come sarebbe andata se…” magari non è andata così perchè non doveva andare… quindi basta pensare a Londra, entrambi 😀

  8. ho sempre desiderato fare un’esperienza all’estero e prima o poi la farò. Però la vedo come un’esperienza di un periodo, non per la vita. Forse, come dici tu, non ho abbastanza motivazioni per lasciare il mio Paese.

    1. Magari sei tra quei fortunati a cui questo paese non ha dato abbastanza motivi per andarsene… ed è una cosa da stra-apprezzare!

  9. Post molto riflessivo, sul quale sono molto d’accordo. Fino a qualche anno fa avrei voluto fare un’esperienza di vita all’estero, perché volevo migliorare la lingua e “crescere”, ma per vari motivi non sono riuscita.. Poi ho cominciato a lavorare, a metter radici più profonde e adoro viaggiare, per me è linfa vitale ma sono molto legata a Genova e all’Italia, rinunciare al sole, alle nostre abitudini ecc.. Sarebbe molto dura 🙂 più cresco, più non me la sento diciamo. Non smetto però di sognare e se dovessi scegliere di trasferirmi all’estero le mie mete le ho raccontate nel mio hashtag #vadoaviverea . Buona giornata!

    1. Viaggiare è molto diverso dal trasferirsi… e sono sicura che i viaggi nel 90% dei casi fanno vedere il lato bello dei paesi… ed è bello riportare solo quello a casa!
      Io che conosco anche il lato meno bello di Londra, ogni volta che sento dire quanto è bella non ho più quel sorriso che nasce quando ti parlano di un bel posto appena visitato… ed è un vero peccato!

  10. Lucia scusami ma parliamo di Londra distante in aereo 2h da roma ci rendiamo conto? in quel tempo non vai nemmeno da una parte all’ altra della tua città dove io vengo sempre con piacere ma poi scappo a gambe levate. Son d’ accordo con i consigli che dai e rispetto le tue scelte ma mi spiace questa vena amara nelle tue parole

    1. Roby, come ti ho detto su fb io sono tornata per problemi in famiglia.
      Fermo restando che anche a mezz’ora di distanza, un altro stato significa sempre e comunque una vita diversa, abitudini diverse, persone diverse, leggi diverse. Non è una passeggiata cambiare paese.

  11. Concordo pressoché su tutto..
    Anche io due anni a Londra e anche io tornata solo ed esclusivamente per la famiglia.
    Ora, a sette mesi dal mio rientro so cos’ho ritrovato qui, ma so benissimo cos’ho perso: opportunità, un futuro migliore, un paese più civile e al passo coi tempi.
    Non ho mai escluso l’idea di ripartire, un giorno.
    Come dicevi tu, ognuno vive giustamente le esperienze a modo suo , ma – nonostante il naturale attaccamento alle proprie radici – al giorno d’oggi credo che si debba cercare il famoso “posto nel mondo”, quello in cui si è felici ed appagati sotto ogni punto di vista.
    Qualunque scelta comporta delle conseguenze, è necessario trovare quindi un’equilibrio di tutti i fattori, e non è facile. Io ancora non ce l’ho fatta.
    Detto ciò, consiglierei a chiunque di uscire dal nostro paese, anche solo per un breve periodo. Non può che essere un’esperienza positiva.

    1. Quindi ti penti di essere tornata?
      Concordo sul “posto nel mondo”… bisogna trovarlo ed ognuno ha il suo. Quindi partire per scoprire e trovarsi!

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